Vitamina K: a cosa serve? Possibili effetti benefici e controindicazioni

La vitamina K, o naftochinone, è una delle vitamine liposolubili che si accumulano nel fegato e che non devono essere assunte continuamente mediante il cibo. Una volta immagazzinata nel nostro organismo viene rilasciata gradualmente tutte le volte che è necessaria al nostro corpo.

Scopriamo insieme qual è la funzione della vitamina K, quali possono essere i possibili effetti benefici e le controindicazioni legate a un sovradosaggio.

Che cos’è la vitamina K?

La vitamina K appartiene al gruppo delle vitamine che vengono accumulate nel fegato a seconda di ciò che mangiamo. Nonostante provenga dal cibo, la vitamina K, dato che si accumula nel fegato non deve essere assunta di frequente a differenza delle vitamine del gruppo B che invece vanno costantemente introdotte con l’alimentazione.

Tutte le volte che il nostro organismo necessita di questa vitamina, attinge alla riserva presente nel corpo, che la rilascia in piccole dosi. Esistono tre tipi di vitamina K:

  • K1: di origine vegetale, assunta attraverso l’alimentazione può intervenire nei processi di coagulazione del sangue;
  • K2: di origine batterica, prodotta nel nostro intestino. L’assunzione di questa vitamina può aiutare l’assorbimento della microflora intestinale e la salute della ossa;
  • K3: una tipologia che viene inserita all’interno di alcuni farmaci anticoagulanti.

A che cosa serve la vitamina K?

La vitamina K sembra avere un ruolo fondamentale per la coagulazione del sangue, in quanto può assicurare la funzionalità delle proteine che formano le ossa. La vitamina prodotta dal nostro intestino è contenuta in molti alimenti che consumiamo, di origine vegetale come i pomodori, gli spinaci, i cavoli e le cime di rapa, ma è presente anche nel fegato.

La si trova nelle verdure a foglia verde, nei broccoli, nelle lattughe, nei finocchi, nei legumi, negli oli vegetali e in alcuni frutti come prugne, kiwi, mirtilli, uva e fichi. I grassi contenuti nell’alimentazione ne possono aumentare l’assorbimento.

Secondo gli esperti il fabbisogno energetico giornaliero di vitamina K può essere pari a 140mg che si possono ottenere consumando una dieta normale. Affidati a un esperto nutrizionista per calcolare effettivamente la quantità di mg di cui necessiti e predisporre così un piano alimentare adeguato alle tue esigenze personali. Evita diete fai da te e l’assunzione di integratori senza prima parlarne con il tuo medico.

Carenza di vitamina K

Una persona che gode di buona salute, che non presenta problemi di assorbimento o alterazioni della microflora intestinale, seguendo un regime alimentare sano e vario difficilmente può andare incontro a una carenza di vitamina K. Tuttavia ci possono essere casi in cui si presenta un deficit specialmente:

  • se si assumono farmaci che possono interferire con l’azione svolta dai batteri intestinali: come antibiotici, sulfamidici, abuso di lassativi;
  • se è presente un malassorbimento intestinale dovuto ad alterazioni della produzione o rilascio della bile, enzimi pancreatici o a malattie croniche intestinali.

In caso di carenza di vitamina K il primo sintomo che si può manifestare è la comparsa di alterazioni della coagulazione, con una maggiore propensione a possibili emorragie che si possono manifestare sotto forma di:

  • fuoriuscita di sangue dal naso;
  • presenza di sangue nelle urine;
  • sangue nelle feci.

Questa carenza si può aggravare se si assumono farmaci che in qualche modo possono interagire con altri meccanismi del processo di coagulazione, come:

  • anticoagulanti;
  • farmaci utilizzati per contrastare le trombosi venose e arteriose nei soggetti con maggiore rischio cardiovascolare che hanno avuto un ictus o infarto;
  • farmaci che possono ridurre la protezione della mucosa gastrica come i FANS.

Sovradosaggio di vitamina K? Ci possono essere delle controindicazioni?

La vitamina K assunta mediante l’alimentazione e prodotta dai batteri intestinali viene immagazzinata nel nostro corpo senza causare problemi. Questa viene eliminata con le feci oppure con l’urina, ma non sembra presentare problemi di intossicazione.

Dosi elevate di vitamina K assunte mediante somministrazione di integratori a dosaggio eccessivo, possono provocare possibili effetti tossici per via dell’accumulo nel sangue dei prodotti di degradazione. In questi casi può sorgere una grave forma di “anemia emolitica” che provoca la distruzione dei globuli rossi. Difficilmente comunque si manifestano casi di tossicità dovuti a un eccesso di vitamina K, specie se si assumono integratori alimentari autorizzati dal Ministero della salute che contengono quantità controllate e sicure di vitamine e minerali.

Come si assume la vitamina K?

Tutte le forme della vitamina K sono assorbite dall’intestino insieme ad altri composti liposolubili e in presenza di grassi alimentari. Questo vuol dire, che per assorbire buone quantità di vitamina K presenti all’interno di alimenti di origine vegetale è necessario aggiungere ad esempio dell’olio extravergine di oliva, di semi, burro oppure abbinare alla verdura formaggio e uova.

Nel processo di assorbimento è fondamentale la presenza degli acidi biliari e degli enzimi pancreatici per ottenere la vitamina K attraverso l’alimentazione. Pertanto è necessario che non si soffra di problemi epatici, biliari e che il pancreas sia ben funzionante. Anche se il tratto gastrointestinale gode di buona salute, il livello di assorbimento può essere molto variabile, legato alla composizione complessiva dell’alimento consumato e all’associazione con un ingrediente grasso.

Dopo essere stata assorbita, la vitamina K viene trasportata nel sangue, dopo essere in buona parte inserita nei chilomicroni, per essere trasferita nel fegato dove viene immagazzinata. Dal fegato viene rilasciata nel sangue legata a “lipoproteine” quando tessuti come l’osso la richiedono per svolgere le proprie funzioni. Buone quantità di vitamina K sono presenti nel cuore, nel cervello e nel pancreas. Dopo l’uso, la vitamina K e i suoi scarti vengono espulsi con le feci insieme ai sali biliari oppure mediante l’urina.